martedì, luglio 15, 2008

 

San Rossore...

... è il luogo dove a distanza di 70 anni dalle leggi razziali fasciste è stato pubblicato il Manifesto degli scienziati antirazzisti

un sano rossore dovrebbe però anche colorare le guance di chi, dimentico dell'art. 3 della Costituzione (Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese), non inorridisce di fronte al profilarsi di discriminazioni come la schedatura dei rom (bambini inclusi!)

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giovedì, luglio 10, 2008

 

Se la politica fa spettacolo, lo spettacolo... allontana dalla politica!

L'articolo di Curzio Maltese (da la Repubblica di oggi) è esemplare per chiarezza, come sempre, a parer mio.
gufo
N.B. per finire la lettura cliccare "continua"

Show-business sul palco
di CURZIO MALTESE

ROMA - Manifestazioni come quella di Piazza Navona dell'altro giorno sono show business. Servono a sfogare i sentimenti di un pubblico di spettatori, servono ai protagonisti a vendere merci sul mercato: libri, dvd, spettacoli teatrali. Non servono a cambiare le cose. Quindi non sono politica. I guai cominciano se si scambia lo show business per politica e lo si prende sul serio.

Quando Beppe Grillo o Sabina Guzzanti o altri comici sanno di dover intervenire a una manifestazione pubblica, riuniscono i loro autori e chiedono un "pezzo" efficace. Un testo per una riunione politica è diverso da un testo comico per il teatro, ma segue regole rigide. Non dev'essere serio ma neppure troppo divertente: sarebbe un errore. Si bruciano belle battute del repertorio, che è giusto riservare al pubblico pagante dei teatri e dei palazzetti. Oltretutto, se la gente ride troppo, pensa. E se pensa non si scalda abbastanza, non urla. Bisogna dunque tenere alto il livello dell'emozione e "spararle grosse". Contro un bersaglio non scontato. Altrimenti non si fa notizia. Occorre anche valutare se alla manifestazione parteciperanno altri comici, come nel caso di piazza Navona. In tal caso il livello di fuoco aumenta, perché si corre il rischio di essere oscurati dalla concorrenza, in gergo televisivo "impallati".

La logica è simile a quella che si segue per lanciare un film o un libro in una comparsata televisiva importante, uno show del sabato sera o il festival di Sanremo. È inutile parlare del prodotto in sé, perché il pubblico se lo aspetta e si perde l'effetto sorpresa. Benigni, quando doveva lanciare un film, non andava a parlare del film da Baudo o dalla Carrà ma s'inventava memorabili performances, tipo toccare gli attributi di Baudo o palpare le curve della Raffaella nazionale, con gran successo di promozione. Non tutti naturalmente, parlando di sesso o di altri temi "bassi" - penso al magnifico "Inno del corpo sciolto" - mostrano il talento di poeta contadino di Roberto. Le allusioni sessuali comunque funzionano sempre, soprattutto in Italia. Un altro trucco è attaccare un bersaglio imprevisto e in teoria intoccabile. Insomma, se Grillo o la Guzzanti si fossero limitati ad attaccare Berlusconi, nessuno ne avrebbe parlato. Per questo, hanno spostato l'obiettivo sul presidente della Repubblica e sul Papa.

Nulla è lasciato al caso. Si tratta di strategie calcolate, testi scritti e riscritti, trucchi del mestiere di grandi teatranti. Stiamo parlando di professionisti. Dello spettacolo. Scambiati per professionisti della politica. Da un punto di vista morale saranno discutibili. Ma che c'entrano la morale o la politica? In Italia, nel volgere di pochi secoli, si è finalmente capito che etica e politica sono separate. Per la verità, lo si è capito fin troppo. Un giorno si capirà che anche politica e spettacolo sono campi separati. Per ora, il giorno è lontano.
(continua)

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mercoledì, luglio 09, 2008

 

Perchè tirare in ballo il papà, "in modo mafioso"?

Trovo giusto riportare il comunicato di Paolo Guzzanti, tratto dal blog del padre di Sabina, dopo l'intervento di quest'ultima a Piazza Navona.
Perchè:
(detto tra parentesi non condivido le cose dette da Sabina riportate dai giornali, ma credo alla libertà di parola di tutti, attori e giornalisti inclusi, il che vale anche per qualche "perlina reazionaria" che il padre, giornalista oltre che parlamentare, infilza nel suo stesso post)
gufo

"Quando ieri ho letto da uno dei vostri post il comunicato del ministro Carfagna che mi chiamava in causa per nome e cognome e che - come nei Paesi arabi - affidava l’identità di Sabina Guzzanti a quella di suo padre (”Chi risponde di questa donna?” In fondo non si tratta che di una donna), sono allibito e poi mi ha preso un attacco di furia che mi ha impedito di dormire.

Al mattino ho voluto verificare se quelle parole per caso se le fossero inventate le agenzie, ma non era così: la ministra e il suo staff avevano pensato bene di tirarmi in ballo in un modo che io - e so che molti di voi non sono d’accordo - considero mafioso: “bada, Sabina Guzzanti, che tuo padre è dei nostri, non dimticartelo…. Bada, Paolo Guzzanti, che non dimentichiamo che Sabina Guzzanti è tua figlia”.

Ciò per un liberale e uomo libero è imperdonabile. Ragion per cui ho emesso un comunicato di fuoco che ho rilasciato alle agenzie, dopo essermi accertato con lo staff del ministro che il mio nome era stato incluso con l’assenso del ministro, però “con le migliori intenzioni”.

In politica non esistono migliori intenzioni, ma esistono i fatti.

Ecco il mio comunicato nella versione diramata dall’Ansa:

NON CONDIVIDO SUE OPINIONI, MA NO A INTIMIDAZIONE
“P.NAVONA:GUZZANTI,SONO FURIBONDO PER NOTA MINISTERO CARFAGNA

(ANSA) - ROMA, 9 LUG - ”Sono furibondo e indignato per il comunicato emesso dal ministero delle Pari Opportunita’, con cui si annuncia l’intenzione di querelare Sabina Guzzanti e in cui la stessa Sabina Guzzanti viene individuata non come la persona individuale che e’ ma come ‘la figlia del parlamentare di Forza Italia Paolo Guzzanti”’. E’ Paolo Guzzanti, deputato di Fi e padre dell’attrice a stigmatizzare il riferimento fatto ieri dal ministero guidato da Mara Carfagna nell’annunciare la querela contro sua figlia.

”Cio’ costituisce un gravissimo atto di mistificazione e di oggettiva intimidazione, che respingo con disgusto - aggiunge Paolo Guzzanti - Le opinioni e le espressioni di Sabina Guzzanti non formano oggetto di rapporto di parentela ma, visto che la parentela viene tirata in ballo, esprimo a mia figlia Sabina, di cui non condivido tutte le opinioni, la mia solidarieta’ di fronte al miserabile tentativo di deprezzare e disprezzare la
sua e la mia identita’ personale e politica”.(ANSA).

Quanto a Sabina: non condivido il suo linguaggio e i suoi argomenti ma riconosco che lei usa un sistema di comunicazione che è volto ad un segmento della sinistra italiana. La comunicazione è comunicazione. Se Berlusconi dice che chi non vota per lui è un coglione, noi difendiamo il suo diritto a dirlo e discettiamo sulla parola coglione per due anni.

Se Sabina dice quel che dice, fa comunicazione anche lei
. Il suo scopo è quello di inventare un partito che non esiste ed esserne un leader, forse IL leader.
Se riuscirà, avrà avuto ragione. Se non riuscirà, sarà punita dai fatti."

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Qualcosa di meglio per chi si oppone alle leggi ad personam...

Mi pare corretto e condivisibile l'articolo di Repubblica di oggi, che qui riporto nella parte iniziale. Edmondo Berselli sa dire in modo chiaro le cose che molti pensano. per completare la lettura cliccare su "continua"

La deriva del talk show
di EDMONDO BERSELLI
C'è un'Italia che vuole esprimere la sua indignazione, contro le leggi canaglia, contro i provvedimenti ad personam, contro la manipolazione spregiudicata della Costituzione repubblicana. E questa Italia fa fatica a trovare una voce. Per questo ieri a Piazza Navona è venuta tanta gente. Persone che volevano far sentire la loro esasperazione, che cercavano di uscire dal cerchio stregato della frustrazione civile, provando a far risuonare nel paese la protesta contro l'improntitudine del potere berlusconiano. Era per molti aspetti una testimonianza di dignità democratica e di civiltà politica: il tentativo di uscire dal recinto dell'impotenza.

Ha rischiato di finire male. Di diventare la parodia di un talk show deteriore, un Bagaglino di sinistra aggravato dal turpiloquio e dalla malevolenza gossipara. Peggio ancora, di trasformarsi in un attacco distruttivo alla chiave di volta istituzionale della nostra democrazia. Perché quando il microfono finisce nelle mani di un Beppe Grillo, non è più la politica a esprimersi. È una torsione populista che attacca ogni istituzione, che rifiuta di avere fiducia anche nelle istituzioni di garanzia costituzionale. Che alla fine sottrae legittimazione alla Repubblica.
(continua)

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sabato, luglio 05, 2008

 

Il lodo Alfano e la Costituzione

Da la Repubblica:
L'APPELLO / Cento costituzionalisti contro il lodo Alfano
Una raccolta di firme in difesa della Costituzione
Lodo e processi rinviati
strappo all'uguaglianza

Cento costituzionalisti in campo contro il lodo-Alfano che sospende i processi delle quattro più alte cariche istituzionali e contro la norma blocca-processi. Il documento è intitolato "In difesa della Costituzione" ed è firmato da ordinari di diritto costituzionale e discipline equivalenti: tra essi gli ex presidenti della Consulta Valerio Onida, Gustavo Zagrebelsky e Leopoldo Elia. A coordinare la raccolta di firme è stato Alessandro Pace, presidente dell'Associazione italiana costituzionalisti.

I sottoscritti professori ordinari di diritto costituzionale e di discipline equivalenti, vivamente preoccupati per le recenti iniziative legislative intese: 1) a bloccare per un anno i procedimenti penali in corso per fatti commessi prima del 30 giugno 2002, con esclusione dei reati puniti con la pena della reclusione superiore a dieci anni; 2) a reintrodurre nel nostro ordinamento l'immunità temporanea per reati comuni commessi dal Presidente della Repubblica, dal Presidente del Consiglio dei Ministri e dai Presidenti di Camera e Senato anche prima dell'assunzione della carica, già prevista dall'art. 1 comma 2 della legge n. 140 del 2003, dichiarato illegittimo dalla Corte costituzionale con la sentenza n. 24 del 2004, premesso che l'art. 1, comma 2 della Costituzione, nell'affermare che "La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione", esclude che il popolo possa, col suo voto, rendere giudiziariamente immuni i titolari di cariche elettive e che questi, per il solo fatto di ricoprire cariche istituzionali, siano esentati dal doveroso rispetto della Carta costituzionale, rilevano, con riferimento alla legge di conversione del decreto legge n. 92 del 2008, che gli artt. 2 bis e 2 ter introdotti con emendamento a tale decreto, sollevano insuperabili perplessità di legittimità costituzionale perché: a) essendo del tutto estranei alla logica del cosiddetto decreto-sicurezza, difettano dei requisiti di straordinaria necessità ed urgenza richiesti dall'art. 77, comma 2 Cost. (Corte cost., sentenze n. 171 del 2007 e n. 128 del 2008); b) violano il principio della ragionevole durata dei processi (art. 111, comma 1 Cost., art. 6 Convenzione europea dei diritti dell'uomo); c) pregiudicano l'obbligatorietà dell'azione penale (art. 112 Cost.), in conseguenza della quale il legislatore non ha il potere di sospendere il corso dei processi, ma solo, e tutt'al più, di prevedere criteri - flessibili - cui gli uffici giudiziari debbano ispirarsi nella formazione dei ruoli d'udienza; d) la data del 30 giugno 2002 non presenta alcuna giustificazione obiettiva e razionale; e) non sussiste alcuna ragionevole giustificazione per una così generalizzata sospensione che, alla sua scadenza, produrrebbe ulteriori devastanti effetti di disfunzione della giustizia venendosi a sommare il carico dei processi sospesi a quello dei processi nel frattempo sopravvenuti; rilevano, con riferimento al cosiddetto lodo Alfano, che la sospensione temporanea ivi prevista, concernendo genericamente i reati comuni commessi dai titolari delle sopra indicate quattro alte cariche, viola, oltre alla ragionevole durata dei processi e all'obbligatorietà dell'azione penale, anche e soprattutto l'art. 3, comma 1 Cost., secondo il quale tutti i cittadini "sono eguali davanti alla legge".

Osservano, a tal proposito, che le vigenti deroghe a tale principio in favore di titolari di cariche istituzionali, tutte previste da norme di rango costituzionale o fondate su precisi obblighi costituzionali, riguardano sempre ed esclusivamente atti o fatti compiuti nell'esercizio delle proprie funzioni. Per contro, nel cosiddetto lodo Alfano ... (segue)

per firmare l'appello clicca qui

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martedì, luglio 01, 2008

 

Omaggio al Ministro Alfano ...

..., il "ragazzo" che è stato segretario di Berlusconi, il quale l'ha chiamato al Ministero della Giustizia e probabilmente lo considera Jolie, anzi très Jolie

ANGELINO JOLIE
Questa ''e' una legge che vale per oggi e per domani. Garantisce l'immunita' ai presidenti del Consiglio che verranno dopo Berlusconi e alle cariche che a mano a mano cambieranno''.
Lo ha detto il ministro della Giustizia Angelino Alfano al termine del Consiglio dei ministri.
Quanto al processo di Milano, che vede il premier imputato per corruzione in atti giudiziari - ha sottolineato il ministro - ''la legge dice che non ha l'obbligo di dimettersi in caso di condanna''. Berlusconi comunque ''ha ribadito la propria innocenza e ha, da cittadino, usato la norma sulla ricusabilita' dei giudici''.'' (continua nel simpatico blog "piafiano"...)

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