lunedì, giugno 30, 2008
Omaggio al Corriere della Sera: oltre il cerchiobottismo?
Giuseppe D'Avanzo su la Repubblica 30/08/2008 in risposta all'articolo La patologia Italiana di E. Galli della Loggia (per chi non l'ha sotto mano)
È proprio vero che "i maghi ingrassano dove esistono le anime fioche".
La strana cura della democrazia
di GIUSEPPE D'AVANZO
AI LIVELLI infimi, il tempo non passa. Lo sapevamo. Berlusconi ci aveva ricordato presto come fosse un'illusione ottica la metamorfosi in homme d'Etat. Insofferente delle regole (etica, legalità, grammatica politica, sintassi istituzionale), il magnate di Arcore vuole ieri come oggi ridisegnare lo Stato sulle sue misure e interessi liberando il proprio potere - "unto" dal consenso popolare - da ogni contrappeso. Il Corriere della Sera, pulpito liberale, ne dovrebbe essere raccapricciato o almeno impensierito. Accade quel che è già accaduto in passato: da quei pulpiti soi-disants liberali si odono argomenti che tolgono il fiato.
La chiave è la consueta, è musica vecchia. Oltre ogni ragionevolezza, non si vede e nulla si dice del fatto più scomodo: l'interesse privatissimo del capo del governo, padrone di un Parlamento obbediente, a legiferare per proteggere se stesso a prezzo della distruzione del processo penale, dell'indebolimento della sicurezza nazionale, dell'incostituzionalità delle norme che gli garantiscono una impunità perpetua. Si chiudono gli occhi dinanzi allo "scandalo" berlusconiano: gli affari privati del presidente del Consiglio sono la sola voce nell'agenda di un governo alle prese con un Paese impoverito, stagnante, in declino, impaurito da una crisi di cui non avverte né la fine né le vie d'uscita.
L'oratore non sembra interessato a capire che cosa avviene e che cosa può avvenire. Non gl'importa. Il suo bersaglio è concreto. Vuole indicare all'opinione pubblica dov'è "la patologia"; da chi e che cosa deve guardarsi il Paese; chi minaccia con passi eversivi la legittimità del potere politico. Non ci sono "i bolscevichi" oggi alle porte, come nel 1919/1924 quando Luigi Albertini, direttore e comproprietario del Corriere, applaudì l'"anticorpo fascista" salvando l'Italia da "gorghi del comunismo" (possono avere delle costanti le storie collettive). Oggi, per l'oratore pseudo-equanime, l'orda barbarica che minaccia il Paese e la democrazia, è nientedimeno che la magistratura. Sono quelle toghe nere che con "l'arbitrio dell'azione penale, con la mancanza di terzietà, con la ricerca di visibilità dei pubblici ministeri", imbrigliano Berlusconi "con un'immane mole di procedimenti giudiziari".
Lasciamo perdere che all'oratore sfugge come la plastica dimostrazione della terzietà dei giudici italiani sia proprio la storia giudiziaria dell'uomo di Arcore, assolto e liberato dalla prescrizione, mai condannato. Dimentichiamo che, se di Berlusconi si sono dovuti occupare centinaia di giudici in migliaia di udienze, è per la scelta dell'imputato di fuggire dal processo e dai suoi "giudici naturali" verso altri giudici, verso altri tribunali e Corti in attesa di manipolare a suo beneficio codice penale (i reati), codice di procedura penale (i processi), Costituzione (i poteri, il loro equilibrio).
Andiamo al sodo. L'idea che trapela dal sermone è che ...(continua)
È proprio vero che "i maghi ingrassano dove esistono le anime fioche".
La strana cura della democrazia
di GIUSEPPE D'AVANZO
AI LIVELLI infimi, il tempo non passa. Lo sapevamo. Berlusconi ci aveva ricordato presto come fosse un'illusione ottica la metamorfosi in homme d'Etat. Insofferente delle regole (etica, legalità, grammatica politica, sintassi istituzionale), il magnate di Arcore vuole ieri come oggi ridisegnare lo Stato sulle sue misure e interessi liberando il proprio potere - "unto" dal consenso popolare - da ogni contrappeso. Il Corriere della Sera, pulpito liberale, ne dovrebbe essere raccapricciato o almeno impensierito. Accade quel che è già accaduto in passato: da quei pulpiti soi-disants liberali si odono argomenti che tolgono il fiato.
La chiave è la consueta, è musica vecchia. Oltre ogni ragionevolezza, non si vede e nulla si dice del fatto più scomodo: l'interesse privatissimo del capo del governo, padrone di un Parlamento obbediente, a legiferare per proteggere se stesso a prezzo della distruzione del processo penale, dell'indebolimento della sicurezza nazionale, dell'incostituzionalità delle norme che gli garantiscono una impunità perpetua. Si chiudono gli occhi dinanzi allo "scandalo" berlusconiano: gli affari privati del presidente del Consiglio sono la sola voce nell'agenda di un governo alle prese con un Paese impoverito, stagnante, in declino, impaurito da una crisi di cui non avverte né la fine né le vie d'uscita.
L'oratore non sembra interessato a capire che cosa avviene e che cosa può avvenire. Non gl'importa. Il suo bersaglio è concreto. Vuole indicare all'opinione pubblica dov'è "la patologia"; da chi e che cosa deve guardarsi il Paese; chi minaccia con passi eversivi la legittimità del potere politico. Non ci sono "i bolscevichi" oggi alle porte, come nel 1919/1924 quando Luigi Albertini, direttore e comproprietario del Corriere, applaudì l'"anticorpo fascista" salvando l'Italia da "gorghi del comunismo" (possono avere delle costanti le storie collettive). Oggi, per l'oratore pseudo-equanime, l'orda barbarica che minaccia il Paese e la democrazia, è nientedimeno che la magistratura. Sono quelle toghe nere che con "l'arbitrio dell'azione penale, con la mancanza di terzietà, con la ricerca di visibilità dei pubblici ministeri", imbrigliano Berlusconi "con un'immane mole di procedimenti giudiziari".
Lasciamo perdere che all'oratore sfugge come la plastica dimostrazione della terzietà dei giudici italiani sia proprio la storia giudiziaria dell'uomo di Arcore, assolto e liberato dalla prescrizione, mai condannato. Dimentichiamo che, se di Berlusconi si sono dovuti occupare centinaia di giudici in migliaia di udienze, è per la scelta dell'imputato di fuggire dal processo e dai suoi "giudici naturali" verso altri giudici, verso altri tribunali e Corti in attesa di manipolare a suo beneficio codice penale (i reati), codice di procedura penale (i processi), Costituzione (i poteri, il loro equilibrio).
Andiamo al sodo. L'idea che trapela dal sermone è che ...(continua)
Etichette: Berlusconi, D'Avanzo, informazione, PD, polemiche
il PRE e il PAP
Dramma teologico neurologico in un atto
Stefano Benni
Pre: Buongiorno Sua Santità. Pap: Buongiorno signor premier... sono lieto di questo incontro, utile a rafforzare i legami che uniscono la nostra chiesa al vostro stato e alla fattiva collaborazione che... Pre: Mi scusi Santità ma abbiamo solo mezz'ora e vorrei venire al dunque. Pap: Prego? Pre: Al dunque, al vero motivo della mia visita. Dunque, io non sono contento di voi... Pap: Ma come? Con tutto il sostegno che vi abbiamo dato, lo IOR, i cardinali, i vescovi... Pre: No. Io non sono contento... del suo superiore... Pap: Intende dire?Pre: Proprio di Lui. Mi spiego. Io non dovrei avere più pensieri, né problemi. Sono uno statista che ha fallito due volte e mi hanno rieletto. Sono dieci volte più ricco di quando ho cominciato a fare politica. L'opposizione mi regge lo strascico. E a forza di leggi ad personam, sono intoccabile. Sto eliminando i giudici, la magistratura, i processi, ripulendo la stampa, nessuno potrà più sfiorarmi... Pap: E allora? Pre: A allora? Non vede come sono esasperato, con quanta rabbia continuo ad accanirmi, a dire che ce l'hanno tutti con me, a tentare di spegnere ogni critica... e che cos'è questo secondo lei? Pap: Uh, credo di capire. Pre: Esatto. È questa maledetta coscienza, il senso di colpa, il sapere cosa veramente sono. Crede lei che se fossi convinto ... (continua)
Stefano Benni
Pre: Buongiorno Sua Santità. Pap: Buongiorno signor premier... sono lieto di questo incontro, utile a rafforzare i legami che uniscono la nostra chiesa al vostro stato e alla fattiva collaborazione che... Pre: Mi scusi Santità ma abbiamo solo mezz'ora e vorrei venire al dunque. Pap: Prego? Pre: Al dunque, al vero motivo della mia visita. Dunque, io non sono contento di voi... Pap: Ma come? Con tutto il sostegno che vi abbiamo dato, lo IOR, i cardinali, i vescovi... Pre: No. Io non sono contento... del suo superiore... Pap: Intende dire?Pre: Proprio di Lui. Mi spiego. Io non dovrei avere più pensieri, né problemi. Sono uno statista che ha fallito due volte e mi hanno rieletto. Sono dieci volte più ricco di quando ho cominciato a fare politica. L'opposizione mi regge lo strascico. E a forza di leggi ad personam, sono intoccabile. Sto eliminando i giudici, la magistratura, i processi, ripulendo la stampa, nessuno potrà più sfiorarmi... Pap: E allora? Pre: A allora? Non vede come sono esasperato, con quanta rabbia continuo ad accanirmi, a dire che ce l'hanno tutti con me, a tentare di spegnere ogni critica... e che cos'è questo secondo lei? Pap: Uh, credo di capire. Pre: Esatto. È questa maledetta coscienza, il senso di colpa, il sapere cosa veramente sono. Crede lei che se fossi convinto ... (continua)
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domenica, giugno 29, 2008
Omaggio all'Accademia della Crusca...
... che ispira il linguaggio della politica!
«Gnocca» contro «magnaccia»
Ogni volta che Berlusconi va al governo, assistiamo a un elevamento del dibattito politico ad personam. Ora siamo arrivati alla «gnocca» contro i «magnaccia». I magnaccia sono stati evocati ieri in tv da Antonio Di Pietro e, a rigore, anche gli accademici della Crusca direbbero che si tratta del termine esatto per indicare la funzione che veniva svolta dentro la Rai ed è stata rivelata, per fortuna, dalle intercettazioni. Per fortuna, perché non si tratta affatto di questioni private, ma di reati sui quali giustamente indaga la magistratura e che giustamente la stampa fa conoscere al Paese, in quanto politicamente rilevanti. Sia per il ruolo pubblico degli intercettati che per l´invadenza e la concorrenza sleale messe in atto contro l´azienda pubblica. Ed è giusto che si conoscano nomi e cognomi dei coinvolti anche per l´onore delle ragazze che appaiono in tv, di cui si potrebbe pensare che tutte sono passate per le mani di quei gentiluomini. Invece no: solo pochissime venivano compensate con tanto sconcio interessamento postumo.
Maria Novella Oppo - l'Unità 29.06.08
«Gnocca» contro «magnaccia»
Ogni volta che Berlusconi va al governo, assistiamo a un elevamento del dibattito politico ad personam. Ora siamo arrivati alla «gnocca» contro i «magnaccia». I magnaccia sono stati evocati ieri in tv da Antonio Di Pietro e, a rigore, anche gli accademici della Crusca direbbero che si tratta del termine esatto per indicare la funzione che veniva svolta dentro la Rai ed è stata rivelata, per fortuna, dalle intercettazioni. Per fortuna, perché non si tratta affatto di questioni private, ma di reati sui quali giustamente indaga la magistratura e che giustamente la stampa fa conoscere al Paese, in quanto politicamente rilevanti. Sia per il ruolo pubblico degli intercettati che per l´invadenza e la concorrenza sleale messe in atto contro l´azienda pubblica. Ed è giusto che si conoscano nomi e cognomi dei coinvolti anche per l´onore delle ragazze che appaiono in tv, di cui si potrebbe pensare che tutte sono passate per le mani di quei gentiluomini. Invece no: solo pochissime venivano compensate con tanto sconcio interessamento postumo.
Maria Novella Oppo - l'Unità 29.06.08
Etichette: Berlusconi 5°, citazioni, il genio italico, informazione
sabato, giugno 28, 2008
Omaggio al Primo Ministro...
.. che pensa di essere superiore alle leggi (non a quelle che si fa da sè e per sè) e alla Costituzione solo perchè ha avuto la fiducia (alle urne) di una larga maggioranza di elettori. A me non pare un'idea da "statista", anzi è un'idea che dovrebbe far inorridire anzitutto chi lo ha votato in buona fede per difendere la libertà, non l'arbitrio e la prepotenza, la legalità e non lo sprezzo per le regole...
gufo
IL COMMENTO - la Repubblica, 27 giugno 2008
Il luglio del Cavaliere
di GIUSEPPE D'AVANZO
BERLUSCONI scatena sempre l'inferno quando saltano fuori en plein air le sue performance ai bordi (o al di là) della legge. Una memoria acustica non più protetta dal segreto racconta la materia delle mirabilia di tycoon e delle fortune di premier. Sono parole che possono finalmente spiegare la natura della sua odierna, frenetica "ossessione giudiziaria"; la direzione dei passi di oggi, le iniziative di domani imposte come capo del governo a un Parlamento obbediente.È il magnate delle televisioni e, come capo dell'esecutivo (2001/2006), ha promosso i suoi rampanti ovunque. Nella Rai, impresa concorrente, e nell'Autorità di controllo sulle comunicazioni, dove sistema un famiglio che lo chiama "il Gran Capo" Nelle conversazioni, pubblicate ora da l'Espresso, Berlusconi - manco fosse ancora a Palazzo Chigi e in Mediaset - tira i fili e li riannoda in uno stesso gomitolo dove si intrecciano sinergie affaristiche; il pubblico e il privato; passioni personali; piccole utilità private; convenienze d'impresa; promesse di favori futuri per chi gli si mostrerà devoto anche se lavora per il competitore (è il caso di Agostino Saccà); oscure trame politiche tese a ribaltare il governo Prodi, a ottenere il "salto della quaglia" di un pugno di senatori "ulivisti" (siamo nel 2007). Tornano utili, in questi casi, anche le fiction dove sistemare le "protette" di questo o di quello o anche le sue personali, magari irritate da un'improvvisa disattenzione e diventate "pericolose".
La scena che si scorge è il fondale buio in cui immaginavamo si costruissero gli affari fortunati e i successi politici di Silvio Berlusconi. Controllo pieno dell'intero sistema televisivo; insofferenza alle regole. In una formula ormai affogata nell'oblio, il teatro di un conflitto d'interesse dispiegato e catafratto dove la politica si sovrappone all'impresa; l'impresa alle strategie politiche; addirittura la vita privata alle decisioni pubbliche.
Di questo si dovrebbe discutere, no? Di un conflitto d'interesse maligno, ormai metabolizzato dalla politica e dall'opinione pubblica, quasi rivendicato come un diritto sacro. Del risibile fervore di Autorità di controllo (l'Agcom) che nascono servizievoli e quindi morte, se affidate al controllato. Di un mercato e di una concorrenza degradate a beffa per gonzi. Di un servizio pubblico radiotelevisivo appaltato ai potenti di turno per lotti, anche nei più arrischiati angoli.
Il premier non se ne dà per inteso. Non conosce alcuno scrupolo, si sa. Nei canoni immaginati dalla iustitia secundum Berlusconem, la privacy è un valore supremo, qualunque cosa, buco nero, gesto gaglioffo, riveli. Donde il divieto di indagare (è già in parlamento il disegno di legge che vieta, per la gran parte, l'uso delle investigazioni acustiche). Come dire che rivendica il diritto di non essere scoperto. Diritto che deve accompagnarsi, dice, al dovere del giornalismo di tacere, nascondere, dimenticare, pena la galera e la disgrazia finanziaria.
"Addetti alla corvée dell'urlo", così li chiama Franco Cordero, saltano allora come jack in the box ... (continua..)
gufo
IL COMMENTO - la Repubblica, 27 giugno 2008
Il luglio del Cavaliere
di GIUSEPPE D'AVANZO
BERLUSCONI scatena sempre l'inferno quando saltano fuori en plein air le sue performance ai bordi (o al di là) della legge. Una memoria acustica non più protetta dal segreto racconta la materia delle mirabilia di tycoon e delle fortune di premier. Sono parole che possono finalmente spiegare la natura della sua odierna, frenetica "ossessione giudiziaria"; la direzione dei passi di oggi, le iniziative di domani imposte come capo del governo a un Parlamento obbediente.È il magnate delle televisioni e, come capo dell'esecutivo (2001/2006), ha promosso i suoi rampanti ovunque. Nella Rai, impresa concorrente, e nell'Autorità di controllo sulle comunicazioni, dove sistema un famiglio che lo chiama "il Gran Capo" Nelle conversazioni, pubblicate ora da l'Espresso, Berlusconi - manco fosse ancora a Palazzo Chigi e in Mediaset - tira i fili e li riannoda in uno stesso gomitolo dove si intrecciano sinergie affaristiche; il pubblico e il privato; passioni personali; piccole utilità private; convenienze d'impresa; promesse di favori futuri per chi gli si mostrerà devoto anche se lavora per il competitore (è il caso di Agostino Saccà); oscure trame politiche tese a ribaltare il governo Prodi, a ottenere il "salto della quaglia" di un pugno di senatori "ulivisti" (siamo nel 2007). Tornano utili, in questi casi, anche le fiction dove sistemare le "protette" di questo o di quello o anche le sue personali, magari irritate da un'improvvisa disattenzione e diventate "pericolose".
La scena che si scorge è il fondale buio in cui immaginavamo si costruissero gli affari fortunati e i successi politici di Silvio Berlusconi. Controllo pieno dell'intero sistema televisivo; insofferenza alle regole. In una formula ormai affogata nell'oblio, il teatro di un conflitto d'interesse dispiegato e catafratto dove la politica si sovrappone all'impresa; l'impresa alle strategie politiche; addirittura la vita privata alle decisioni pubbliche.
Di questo si dovrebbe discutere, no? Di un conflitto d'interesse maligno, ormai metabolizzato dalla politica e dall'opinione pubblica, quasi rivendicato come un diritto sacro. Del risibile fervore di Autorità di controllo (l'Agcom) che nascono servizievoli e quindi morte, se affidate al controllato. Di un mercato e di una concorrenza degradate a beffa per gonzi. Di un servizio pubblico radiotelevisivo appaltato ai potenti di turno per lotti, anche nei più arrischiati angoli.
Il premier non se ne dà per inteso. Non conosce alcuno scrupolo, si sa. Nei canoni immaginati dalla iustitia secundum Berlusconem, la privacy è un valore supremo, qualunque cosa, buco nero, gesto gaglioffo, riveli. Donde il divieto di indagare (è già in parlamento il disegno di legge che vieta, per la gran parte, l'uso delle investigazioni acustiche). Come dire che rivendica il diritto di non essere scoperto. Diritto che deve accompagnarsi, dice, al dovere del giornalismo di tacere, nascondere, dimenticare, pena la galera e la disgrazia finanziaria.
"Addetti alla corvée dell'urlo", così li chiama Franco Cordero, saltano allora come jack in the box ... (continua..)
Etichette: Berlusconi, Berlusconi 5°, governo, informazione
Omaggio al Ministro Brunetta...
... che giustamente cerca i fannulloni nel pubblico impiego perchè sa che nel settore privato si lavora con impegno e grande precisione!
gufo
gufo
Etichette: Berlusconi 5°, Brunetta, governo, ironia
Omaggio al Ministro Maroni...
.. l'astuto ministro che risolverà i problemi della sicurezza con le impronte digitali dei bambini rom!
Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento, perchè rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto, perchè mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali
e fui sollevato, perchè mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti,
ed io non dissi niente, perchè non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me, e non c'era rimasto nessuno a protestare.
l'autore?
Bertold Brecht, 1932 oppure Martin Niemoller, 1945?
la paternità è oscura, ma il contenuto è chiaro, ritengo anche per il ministro.
gufo
Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento, perchè rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto, perchè mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali
e fui sollevato, perchè mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti,
ed io non dissi niente, perchè non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me, e non c'era rimasto nessuno a protestare.
l'autore?
Bertold Brecht, 1932 oppure Martin Niemoller, 1945?
la paternità è oscura, ma il contenuto è chiaro, ritengo anche per il ministro.
gufo
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