sabato, gennaio 17, 2009
Bar sulla guerra, altro che discorsi da bar...
Mentre sempre più spesso i discorsi politici dei nostri governanti sembrano tratti direttamente dalle dichiarazioni di certi incauti avventori dei bar, alla terza ombra de vin, l'israeliano Bar propone delle riflessioni sulle cause della guerra che mi sembrano di ben altro spessore e profondità.
data la vastità della tragedia in atto, la soluzione che viene proposta è acuta e affascinante.
è (meglio dire sarebbe, purtroppo) l'unica che in prospettiva può dare ai bambini la gioia di vivere e di giocare con qualcosa di diverso dalle armi...
enjoy!
gufo
La causa della guerra
E' molto affascinante, triste ma affascinante, osservare come la guerra a
Gaza e nel sud di Israele viene raccontata. Chi l'ha cominciata? Chi è
responsabile? E' Hamas, che ha dichiarato la fine della tregua e che
aumentato il numero di razzi quotidianamente lanciati ai civili israeliani?
E' Israele, che aveva attaccato miliziani di Hamas durante la tregua? E'
Hamas, che durante la tregua lanciava razzi? E' Israele, che durante la
tregua assediava la striscia di Gaza? E' Hamas, che per dichiarazione,
identità e azione fa parte di un diverso tipo di assedio su Israele? E'
Israele, che...? E' Hamas, che...?
La causa della guerra dipende da chi parla, della sua storia, della sua
identità e della sua cultura. Possiamo imparare tanto su chi parla
attraverso la causa che attribuisce alla guerra. Possiamo però capire la
vera causa della guerra? E' affascinante, triste ma affascinante, che gli
esperti politici e i giornalisti non possono offrirci meglio che un
dibattito su quale evento è stato la vera causa della guerra.
Recentemente ho sentito un dibattito, non in aula ma per strada. Una
raccontava dell'esperienza di "kfar aza", una cittadina agricola israeliana
di 600 persone vicino alla striscia di Gaza, che per gli ultimi otto anni è
stata vittima continua di razzi. Nessuno è stato ucciso, dice, ma non vuol
dire che nessuno è stato colpito. I bambini soffrono tutti dei sintomi del
trauma, bagnano il letto, alta ansia, piangono. Possiamo immaginare la
crescita di un bambino così, che vive otto anni in una situazione di guerra?
L'altra parte del dibattito paragonava la situazione di quel bambino alla
situazione di un altro a Gaza, dove subisce non solo il terrore militare ma
anche la povertà e la morte dei famigliari. Come cresce un bambino così?
Credo che possiamo tutti immaginare come saranno questi due bambini da
adulti. Secondo voi, potranno fare la pace? Sembra banale ma è importante
dirlo: la causa della guerra è la guerra. Sia gli israeliani che i
palestinesi hanno subito il terrore. Sono terrorizzati. Una persona stabile,
che si sente sicuro di sé, con rapporti sociali sani, seguirà una politica
di assedio su una popolazione già povera, o vota e sostiene chi lo fa? No.
Una persona terrorizzata? Sì. Una persona con un cuore tranquillo e in pace,
che possiede strumenti per gestire le difficoltà della vita manda bambini e
ragazze a saltare in area per uccidere civili innocenti? No. Una persona
terrorizzata? Sì.
E' anche affascinante, triste ma affascinante, che una persona terrorizzata,
traumatizzata, non riesce a prendere responsabilità per le proprie azioni e
invece crede si stare solo "reagendo" all'azione dell'altro. Sono cechi al
fatto che la loro "reazione" diventa la prossima causa del "azione"
dell'altro.
Noi in Italia non stiamo lanciando razzi né squadre di aerei (esportando le
mine e le pistole sì però). Ringraziamo Dio che l'infanzia per la maggior
parte di noi è stata in condizioni migliori, che siamo capaci di dormire
tranquillamente e senza incubi, che riusciamo più o meno ad avere rapporti
sani, che non siamo travolti dall'odio. Questo è l'unico motivo per cui non
ci stiamo comportando adesso esattamente come Israele e Hamas. Un'altra cosa
tristemente affascinante? Che nonostante ciò, ogni volta che prendiamo una
parte o un'altra della guerra stiamo rafforzando il terrore e il trauma di
tutte e due le parti. Facciamo alla "nostra" parte sentirsi giustificata
nella violenza e nel essere la "vera" vittima, togliendola la responsabilità
e quindi incoraggiandola nella sua "reazione" che le porterà solo più
sofferenza nel futuro. Facciamo all'"altra" parte sentirsi ancora più
isolata, assediata e terrorizzata. E' brutto dirlo, ma visto che siamo tutti
noi coinvolti, che in un modo o un altro ci identifichiamo con una parte o
l'altra, stiamo anche lasciando che la guerra diventi la causa di ancora più
guerra, il terrore la causa di ancora più terrore, ma questa volta nei
nostri cuori.
Una cosa affascinante, bella e affascinante, è che ci sono modi per guarire
il trauma e il terrore. Il modo più urgente è di cercare di non aggravare la
situazione, di non incitare il ciclo di violenza. E' difficile, lo so
benissimo, tacere quando siamo presi dalla rabbia, scegliere di non girare
quella mail che colpevolizza, di ascoltare il dolore di uno con cui
identifichiamoci senza disumanizzare il suo avversario.
E' difficile ma è possibile. E una cosa affascinante, bella e affascinante,
è che già tacere e non incitare, dare un attimo di silenzio, aiuta sia la
nostra parte che noi. Anche se è solo per un attimo, l'assenza di tensione,
di incitamento e di paura può essere un grande dono. Loro ne hanno tanto
bisogno e spesso anche noi.
Più affascinante ancora, banale, bella e affascinante, è che se la causa
della guerra è la guerra e la causa dell'odio è l'odio, la causa della pace
è la pace e la causa dell'amore è l'amore. Se vogliamo che ci sia la pace
nel Medio Oriente dobbiamo essere bravi nel portarla anche a Roma, Napoli o
Milano. Una parte della pace è la capacità di vedere le cose belle della
vita che altrimenti sono scontate. Va bene lamentarci su Berlusconi, sia noi
di destra che noi di sinistra, ma prendiamo anche un attimo a sentire
gratitudine per le belle cose del Bel Paese. La musica, l'architettura, le
tradizioni e le innovazioni, il tempo, la mancanza di guerre e di bombe, il
baciare due volte - sopratutto il baciare due volte, la frase "ciao bello"
che ci mette subito di buon umore. Più saremo bravi a vedere il bello più
saremo capaci a trasmetterlo ai nostri amici in Israele e in Palestina. Più
potranno vedere il bello - anche se in condizioni difficili - meno
sentiranno l'ansia, la rabbia e la paura, e meno faranno azioni che poi gli
porteranno maggior sofferenza.
Ho menzionato anche l'amore. Come mai nelle analisi politiche si può
scrivere dell'odio ma non dell'amore? E' affascinante, bello e affascinante,
che quest'emozione raramente menzionata può essere così utile. L'amore, la
comprensione e la compassione: certo che non ne leggiamo in riguardo al
Medio Oriente perché c'è ne poco. Se vogliamo che ci sia l'amore in Israele
e in Palestina dobbiamo rafforzare la sua causa, anch'essa l'amore.
Non ci conviene provare a sentire subito l'amore per il nostro nemico,
sarebbe come correre una maratona senza addestrarci. Cominciamo con i nostri
amici, parenti, vicini, poi gli sconosciuti, poi i "piccoli nemici" a
lavoro, a volta anche in famiglia. Con la pratica e l'addestramento è
possibile. Certo che ci vuole tanta pazienza: Ehud Barak ha preparato per
sei mesi per l'attacco su Gaza. Possiamo noi investire sei mesi nel
migliorare i nostri rapporti personali e rafforzare il nostro amore? Se no,
dimentichiamo ogni speranza che gli israeliani e i palestinesi ce la fanno.
Se sì, loro sentiranno gli effetti.
E' possibile. E la cosa più affascinante, la cosa più buffa, bella, felice e
affascinante, è che il non aggravare la situazione, il rafforzare la pace e
lo sviluppare l'amore verso l'altro ci migliorano la qualità della nostra
vita qui e oggi, e allo stesso momento sarà la causa del tacere, della pace
e dell'amore nel Medio Oriente nel futuro prossimo.
Mo taccio, sento gratitudine perché non mi sta cadendo nessun razzo e
nessuna bomba, e voglio bene a tutti voi.
Dal blog di Bar:
http://barz-blog.blogspot.com <http://barz-blog.blogspot.com/ > <http://barz-blog.blogspot.com/ >
http://barz-blog.blogspot.com/2009/01/la-causa-della-guerra.html
data la vastità della tragedia in atto, la soluzione che viene proposta è acuta e affascinante.
è (meglio dire sarebbe, purtroppo) l'unica che in prospettiva può dare ai bambini la gioia di vivere e di giocare con qualcosa di diverso dalle armi...
enjoy!
gufo
La causa della guerra
E' molto affascinante, triste ma affascinante, osservare come la guerra a
Gaza e nel sud di Israele viene raccontata. Chi l'ha cominciata? Chi è
responsabile? E' Hamas, che ha dichiarato la fine della tregua e che
aumentato il numero di razzi quotidianamente lanciati ai civili israeliani?
E' Israele, che aveva attaccato miliziani di Hamas durante la tregua? E'
Hamas, che durante la tregua lanciava razzi? E' Israele, che durante la
tregua assediava la striscia di Gaza? E' Hamas, che per dichiarazione,
identità e azione fa parte di un diverso tipo di assedio su Israele? E'
Israele, che...? E' Hamas, che...?
La causa della guerra dipende da chi parla, della sua storia, della sua
identità e della sua cultura. Possiamo imparare tanto su chi parla
attraverso la causa che attribuisce alla guerra. Possiamo però capire la
vera causa della guerra? E' affascinante, triste ma affascinante, che gli
esperti politici e i giornalisti non possono offrirci meglio che un
dibattito su quale evento è stato la vera causa della guerra.
Recentemente ho sentito un dibattito, non in aula ma per strada. Una
raccontava dell'esperienza di "kfar aza", una cittadina agricola israeliana
di 600 persone vicino alla striscia di Gaza, che per gli ultimi otto anni è
stata vittima continua di razzi. Nessuno è stato ucciso, dice, ma non vuol
dire che nessuno è stato colpito. I bambini soffrono tutti dei sintomi del
trauma, bagnano il letto, alta ansia, piangono. Possiamo immaginare la
crescita di un bambino così, che vive otto anni in una situazione di guerra?
L'altra parte del dibattito paragonava la situazione di quel bambino alla
situazione di un altro a Gaza, dove subisce non solo il terrore militare ma
anche la povertà e la morte dei famigliari. Come cresce un bambino così?
Credo che possiamo tutti immaginare come saranno questi due bambini da
adulti. Secondo voi, potranno fare la pace? Sembra banale ma è importante
dirlo: la causa della guerra è la guerra. Sia gli israeliani che i
palestinesi hanno subito il terrore. Sono terrorizzati. Una persona stabile,
che si sente sicuro di sé, con rapporti sociali sani, seguirà una politica
di assedio su una popolazione già povera, o vota e sostiene chi lo fa? No.
Una persona terrorizzata? Sì. Una persona con un cuore tranquillo e in pace,
che possiede strumenti per gestire le difficoltà della vita manda bambini e
ragazze a saltare in area per uccidere civili innocenti? No. Una persona
terrorizzata? Sì.
E' anche affascinante, triste ma affascinante, che una persona terrorizzata,
traumatizzata, non riesce a prendere responsabilità per le proprie azioni e
invece crede si stare solo "reagendo" all'azione dell'altro. Sono cechi al
fatto che la loro "reazione" diventa la prossima causa del "azione"
dell'altro.
Noi in Italia non stiamo lanciando razzi né squadre di aerei (esportando le
mine e le pistole sì però). Ringraziamo Dio che l'infanzia per la maggior
parte di noi è stata in condizioni migliori, che siamo capaci di dormire
tranquillamente e senza incubi, che riusciamo più o meno ad avere rapporti
sani, che non siamo travolti dall'odio. Questo è l'unico motivo per cui non
ci stiamo comportando adesso esattamente come Israele e Hamas. Un'altra cosa
tristemente affascinante? Che nonostante ciò, ogni volta che prendiamo una
parte o un'altra della guerra stiamo rafforzando il terrore e il trauma di
tutte e due le parti. Facciamo alla "nostra" parte sentirsi giustificata
nella violenza e nel essere la "vera" vittima, togliendola la responsabilità
e quindi incoraggiandola nella sua "reazione" che le porterà solo più
sofferenza nel futuro. Facciamo all'"altra" parte sentirsi ancora più
isolata, assediata e terrorizzata. E' brutto dirlo, ma visto che siamo tutti
noi coinvolti, che in un modo o un altro ci identifichiamo con una parte o
l'altra, stiamo anche lasciando che la guerra diventi la causa di ancora più
guerra, il terrore la causa di ancora più terrore, ma questa volta nei
nostri cuori.
Una cosa affascinante, bella e affascinante, è che ci sono modi per guarire
il trauma e il terrore. Il modo più urgente è di cercare di non aggravare la
situazione, di non incitare il ciclo di violenza. E' difficile, lo so
benissimo, tacere quando siamo presi dalla rabbia, scegliere di non girare
quella mail che colpevolizza, di ascoltare il dolore di uno con cui
identifichiamoci senza disumanizzare il suo avversario.
E' difficile ma è possibile. E una cosa affascinante, bella e affascinante,
è che già tacere e non incitare, dare un attimo di silenzio, aiuta sia la
nostra parte che noi. Anche se è solo per un attimo, l'assenza di tensione,
di incitamento e di paura può essere un grande dono. Loro ne hanno tanto
bisogno e spesso anche noi.
Più affascinante ancora, banale, bella e affascinante, è che se la causa
della guerra è la guerra e la causa dell'odio è l'odio, la causa della pace
è la pace e la causa dell'amore è l'amore. Se vogliamo che ci sia la pace
nel Medio Oriente dobbiamo essere bravi nel portarla anche a Roma, Napoli o
Milano. Una parte della pace è la capacità di vedere le cose belle della
vita che altrimenti sono scontate. Va bene lamentarci su Berlusconi, sia noi
di destra che noi di sinistra, ma prendiamo anche un attimo a sentire
gratitudine per le belle cose del Bel Paese. La musica, l'architettura, le
tradizioni e le innovazioni, il tempo, la mancanza di guerre e di bombe, il
baciare due volte - sopratutto il baciare due volte, la frase "ciao bello"
che ci mette subito di buon umore. Più saremo bravi a vedere il bello più
saremo capaci a trasmetterlo ai nostri amici in Israele e in Palestina. Più
potranno vedere il bello - anche se in condizioni difficili - meno
sentiranno l'ansia, la rabbia e la paura, e meno faranno azioni che poi gli
porteranno maggior sofferenza.
Ho menzionato anche l'amore. Come mai nelle analisi politiche si può
scrivere dell'odio ma non dell'amore? E' affascinante, bello e affascinante,
che quest'emozione raramente menzionata può essere così utile. L'amore, la
comprensione e la compassione: certo che non ne leggiamo in riguardo al
Medio Oriente perché c'è ne poco. Se vogliamo che ci sia l'amore in Israele
e in Palestina dobbiamo rafforzare la sua causa, anch'essa l'amore.
Non ci conviene provare a sentire subito l'amore per il nostro nemico,
sarebbe come correre una maratona senza addestrarci. Cominciamo con i nostri
amici, parenti, vicini, poi gli sconosciuti, poi i "piccoli nemici" a
lavoro, a volta anche in famiglia. Con la pratica e l'addestramento è
possibile. Certo che ci vuole tanta pazienza: Ehud Barak ha preparato per
sei mesi per l'attacco su Gaza. Possiamo noi investire sei mesi nel
migliorare i nostri rapporti personali e rafforzare il nostro amore? Se no,
dimentichiamo ogni speranza che gli israeliani e i palestinesi ce la fanno.
Se sì, loro sentiranno gli effetti.
E' possibile. E la cosa più affascinante, la cosa più buffa, bella, felice e
affascinante, è che il non aggravare la situazione, il rafforzare la pace e
lo sviluppare l'amore verso l'altro ci migliorano la qualità della nostra
vita qui e oggi, e allo stesso momento sarà la causa del tacere, della pace
e dell'amore nel Medio Oriente nel futuro prossimo.
Mo taccio, sento gratitudine perché non mi sta cadendo nessun razzo e
nessuna bomba, e voglio bene a tutti voi.
Dal blog di Bar:
http://barz-blog.blogspot.com <http://barz-blog.blogspot.
http://barz-blog.blogspot.
Etichette: guerra, Israele, Palestina